Viaggio nel Perigord#2- Le grotte dipinte

Posted by on 10 Ottobre 2023

Le raffigurazioni all’interno delle grotte del Paleolitico superiore possono essere eseguite secondo tre tecniche: incise, dipinte o una combinazione delle due.
Quando siamo giunti a Font de Gaume (Centre des monuments nationaux – Sites préhistoriques de la vallée de la Vézère – 4 avenue des Grottes – 24620 Les Eyzies – France // Grottes de Font-de-Gaume et des Combarelles – 24620 Les Eyzies – France // Open all year, except on Saturdays and January 1, May 1 and December 25 – https://www.sites-les-eyzies.fr/), dopo aver visitato l’ampia grotta di Rouffignac, siamo stati catapultati nel mondo sotterraneo in pochi istanti. L’ingresso si trova qualche decina di metri sopra l’accesso del sito e la passeggiata nel bosco, per quanto breve, consente di sollevarci dal livello del suolo, dalla dimensione quotidiana. E quando, varcato l’accesso, il passaggio si fa subito stretto, buio, ma denso di significato, l’alterazione è palpabile.

Grotte de Font-de-Gaume, rennes noir et rouge, dit aussi panneau des rennes affrontés
© Olivier Huard / Centre des monuments nationaux 2023
Figures répertoriées sous les n° 11 et 12 dans la monographie de Capitan, Breuil et Peyrony (1910).
Grotte de Font-de-Gaume, rennes noir et rouge, dit aussi panneau des rennes affrontés
© Olivier Huard / Centre des monuments nationaux 2023

A Font de Gaume gli artisti magdaleniani (siamo circa 14.000 anni prima dell’era presente) hanno sapientemente inciso o dipinto (in policromia nero e rosso) 180 diverse figure. Alcune fonti riportano 230 le figure totali. Spesso queste differenze dipendono dal fatto che qualcuno conta i segni come immagini, altri contano “solo” le figure riconoscibili come quelle di animali.
E anche qui sono gli animali a farla da padroni, soprattutto i bisonti (più di 80). Anche qui talvolta delle “serie” di bisonti sono allineati in una direzione (con un elemento in quella opposta). Ai bisonti si affiancano mammut, renne, un rinoceronte lanoso e un lupo. Le due raffigurazioni più famose sono quelle di un cavallo che salta e la scena in cui una renna maschio “corteggia” una femmina, leccandole la fronte: si tratta di una delle rare scene che replicano la vita intima/quotidiana degli animali.
Animali, solo animali.
Anche qui si conferma un elemento fondamentale di questa arte parietale: non vi sono raffigurazioni dell’ambiente (nemmeno un sole, una luna o una stella! Né di alberi), pochissimi umani (qui nessuno) e soprattutto – per aggiungere un’altra caratteristica che gli studiosi come Lewis Williams ma anche J.Clottes rimarcano di più, manca la raffigurazione del suolo.
In realtà la percepiamo, ma nessuno la ha disegnata. Era già lì sotto forma di strato geologico (immaginate lo stacco tra uno strato calcareo e l’altro) o sotto forma di protuberanza della roccia. Ed anche alcuni animali “erano già lì”: l’artista ha completato ciò che la natura ha suggerito. Non sono gli artisti a inserire gli animali, ma sono loro a riconoscerli e dar loro quei tratti mancanti perché possano apparire a chi, come noi e i pochi fortunati con noi, le vedono con la fiamma tremolante di una lampada a grasso (che non produce fumo, altrimenti avremmo i soffitti completamente anneriti e forse qualche resto umano di gente morta per asfissia!). E il tremore della luce è quello che li anima, questi animali. Li rende vive, li fa “saltare” come quel cavallo di Font de Gaume che ancora appare nella nostra testa se solo socchiudiamo gli occhi e torniamo a quel momento.
Giunti in fondo all’antro, dopo l’ultima rappresentazione, torniamo sui nostri passi, per scoprire che, nel frattempo dei 45 minuti della visita, avevamo percorso quasi 900 metri.
Patrimonio Unesco dal 1979, Font de Gaume fu scoperta il 12 settembre 1901, tre giorni prima delle grotte di Combarelles (Centre des monuments nationaux – Sites préhistoriques de la vallée de la Vézère – 4 avenue des Grottes – 24620 Les Eyzies – France // Grottes de Font-de-Gaume et des Combarelles – 24620 Les Eyzies – France // Open all year, except on Saturdays and January 1, May 1 and December 25 – https://www.sites-les-eyzies.fr/), il cui ingresso (comune) è a poche centinaia di metri. I suoi “scopritori” sono sempre Denis Peyrony, insegnanate della vicina Lez Eyzies, Docteur Louis Capitan, e l’Abbé Henri Breuill.

Grotte de Combarelles I, tête de lionne (détail d’une figure)
© Olivier Huard / Centre des monuments nationaux 2023

Le grotte di Combarelles sono due, ma per motivi di preservazione, solo una è visitabile. Datata (per comparazione stilistica) allo stesso periodo della precedente, questa cavità si trova all’altezza del piano stradale odierno, ma il vero piano di calpestio – quello originale, di 14mila anni fa – era sollevato di almeno 40 cm.
Ci addentriamo nel tortuoso percorso, ormai abituati alle luci tremolanti e pronti a scorgere l’improvvisa apparizione di una figura su una delle due pareti, ci accorgiamo che qui gli animali sono prevalentemente incisi. Qualche figura era contornata dal nero del manganese, ma -come per tutte le grotte ornate della zona – il cambio climatico di 10.000 anni fa – ha portato al rilascio di molta umidità e nonostante gli strati argillosi abbiano preservato le grotte da essere totalmente slavate (ed ecco perché ancora oggi le possiamo ammirare!), la calcite ha iniziato a formarsi in certi strati e l’acqua ha fatto il suo, privandoci di alcuni colori.
Sono centinaia le incisioni presenti, talvolta sovrapposte, altre volte sapientemente contrapposte, raffigurano cavalli, bisonti, cervi e mammut, ma anche orsi, rinoceronti, e soprattutto un grosso felino, probabilmente una leonessa, oltre d alcuni “antropomorfi” o parti di esso: l’Abate Breuil ne riconobbe quattro, ma solo una di esse è chiaramente umana. E somiglia allo “sciamano” della grotta di Trois-Frères: lo sciamano colpito da una freccia e con la testa coperta da una maschera a forma di uccello (con becco).
Aggiungiamo quindi questo particolare che assumerà un ruolo più chiaro dopo la visita di Lascaux, per aggiungere che Combarelles termina con un passaggio – ora non accessibile – che all’epoca magdaleniana era percorribile solo a carponi, con un’altezza media di 40 cm.
Iniziamo a riconoscere un percorso iniziatico? Cambio di percezione (luce/buio), visione parziale (e probabilmente mediata ovvero guidata da un maestro di cerimonia che illumina al momento corretto le varie figure), costrizione (fisica e mentale), rivelazione/incontro sacro/Epifania, annichilimento (o morte iniziatica) e uscita/rinascita…
Lascaux racchiude tutto questo e di più.