I primi Sapiens arrivarono in Europa 44mila anni fa? Prosegue il dibattito sulla cronologia dell’Uluzziano con un articolo firmato Oxford

Posted by on 12 Febbraio 2014

E’ da tempo in atto un acceso dibattito  attorno ad una recente ipotesi che attribuisce ai primi rappresentanti della nostra specie alcune marcate innovazioni culturali attribuite tradizionalmente agli ultimi Neandertal. Da tempo si sente la necessità di un quadro cronologico affidabile che marchi il momento in cui l’Uluzziano (la cultura associata ai più antichi resti di Uomo Anatomicamente Moderno) registra la sua prima comparsa e in questo senso può aiutare un nuovo studio con dati provenienti dalla grotta veronese di Fumane. In questo scritto pubblicato sul Journal of Human Evolution, sono state registrate datazioni di campioni di ossa e di carboni contenuti nella successione stratigrafica che – a Fumane – collocano questo evento attorno a 44mila anni fa. Questo articolo può costituire un passo importante per ricostruire la mappa demografica europea e verificare possibili contatti tra le due specie umane, in quanto aiuterebbe a marcare il momento in cui l’Uluzziano registra la sua prima comparsa in Europa.
Ricordiamo che l’Uluzziano è una cultura materiale definita come “complesso di transizione”, il cui nome si rifà alla Baia di Uluzzo in Puglia e risale cronologicamente al passaggio avvenuto circa 40 mila anni fa dal Paleolitico Medio al Paleolitico Superiore. In quel momento in Europa scompare il Neandertal e si diffonde il Sapiens. Fondamentale per questi studi sono le ricerche svolte sui reperti emersi presso la Grotta del Cavallo in Puglia (sulla baia di Uluzzo, appunto), dove – grazie agli studi resi noti nel 2011 da un team di ricercatori guidato da Stefano Benazzi del Dipartimento di Antropologia dell’Università di Vienna – è attestata la presenza dei primi sapiens europei. Lo studio in questione ha riesaminato due molari scoperti negli anni Sessanta nella grotta pugliese. L’analisi della morfologia dei due denti, effettuato attraverso una microtomografia computerizzata, ha rivelato che essi appartengono a Homo sapiens e non sono quindi neandertaliani, come si era invece sempre creduto. L’Uluzziano divenne così una cultura sapiens e non più neanderthalensis. Di conseguenza, in Puglia stanno le più antiche testimonianze dell’uomo moderno in Europa, risalenti a 45mila anni fa.
In questo filone di ricerche si inserisce un altro studio, pubblicato su Nature, che conferma che i sapiens arrivarono in Europa molto tempo prima di quanto creduto finora. Il team inglese guidato da Thomas Higham dell’Università di Oxford, nel 2011 sottopose a nuovi esami un frammento di mascella umana proveniente da una grotta inglese, la Kents Cavern. Sulla base dell’esame morfologico effettuato, questa mascella é databile a circa 44 mila anni fa e apparterrebbe a Homo sapiens.
Secondo molti studiosi, la cultura dell’Uluzziano, in cui compaiono elementi di innovazione come strumenti in osso, oggetti ornamentali e decorativi, rappresenterebbe la prova diretta che gli ultimi Neandertal europei avrebbero raggiunto elevate capacità cognitive e assunto comportamenti simbolici del tutto simili a quelli dell’uomo moderno, ben prima però dell’arrivo dei sapiens in Europa e in maniera indipendente. Se però l’Uluzziano fosse sapiens, allora questa prospettiva dovrebbe (nuovamente) cambiare.
La novità di questi giorni é la pubblicazione dell’articolo annunciato in apertura, in cui gli stessi ricercatori che avevano sottoposto alcune conchiglie ornamentali ritrovate insieme ai due molari nella Grotta del Cavallo, a una nuova datazione al radiocarbonio utilizzando una metodologia messa a punto dall’Oxford Radiocarbon Accelerator Unit, presentano gli studi compiuti anche a Fumane. “On the chronology of the Uluzzian”, titolo del pezzo pubblicato sulla rivista online Journal of Human Evolution, fa il punto sulla cronologia dell’Uluzziano in Italia e in Grecia ed é firmato da vari specialisti dell’Università di Oxford attivi nella datazione della Grotta di Fumane e di altri archeologi italiani.
Pertanto, le dinamiche del popolamento europeo sono di fronte a una nuova ipotesi e, soprattutto, potrebbero ridimensionare la presunta evoluzione delle capacità cognitive e tecnologiche dei Neandertal, retrodatando contemporaneamente di migliaia di anni  l’arrivo dei sapiens in Europa meridionale.
L’articolo è parzialmente consultabile e acquistabile a questo link