Nel deserto iracheno alla ricerca di Ninive – Intervista al Prof. Bonacossi

Posted by on 27 Ottobre 2012

Ninive, ricostruzione. Tratta dal sito www.silab.it

Divenne capitale del regno assiro nel 704 a.C. ma probabilmente era vissuta dal IV millennio a.C. Parliamo della città di  Ninive, sulle sponde del fiume Tigri e oggi posta entro i confini dell’Iraq (nei suoi pressi sorge la città di Mossul). Si conoscevano i resti delle sue imponenti mura (ben 12 chilometri) e il suo grande tempio dedicato a  Ishtar. Sargon II elesse la città a capitale del suo regno. Distrutta dai Babilonesi nel VII secolo è ora al centro di un progetto di recupero e la missione archeologica è coordinata dall’Università di Udine. Corriere.it ha pubblicato ieri un interessante articolo che riporta come questa prima campagna abbia portato al ritrovamento di ben cinque acquedotti costruiti tra l’VIII e il VII secolo a. C., e di ben 239 nuovi siti archeologici, inclusi bassorilievi rupestri del VII secolo a. C. e una grandiosa necropoli.
Il direttore della missione nel Kurdistan iraqeno, il prof. Daniele Morandi Bonacossi (Università di Udine), ha una vasta esperienza in steppe semiaride (Siria e Iraq) e in deserti di pietre (come Palmira). Arkeomount lo ha raggiunto via e-mail per avere da lui alcuni particolari inerenti la metodologia impiegata in Iraq e gli accorgimenti richiesti in ambiente semiarido.
Arkeomount (ARK): “Abbiamo letto delle alte temperature dell’area di ricerca. Ci chiediamo anche se il terreno sia stato un problema?”
Daniele Morandi Bonacossi (DMB): “No, il terreno non è un problema, faceva solo molto caldo e le temperature raggiungevano anche i 58-60 gradi al sole (50 allombra) per cui utilizzavamo le prime ore del giorno, con la sveglia alle 4,30”.

ARK: “Avete utilizzato tecnologia di rilevamento, come i georadar?”
DMB: “No, nelle ricognizioni di superficie regionali non si usano metodi di prospezione geofisica, che vengono normalmente utilizzati nell’indagine dei singoli siti. In futuro utilizzeremo georadar e geomagnetica nella prospezione dell’acquedotto assiro di Jerwan”.

ARK: “A così alte temperature si devono usare particolari accorgimenti per la conservazione dei manufatti usati? quali?”
DMB: “Gli unici accorgimenti che si devono utilizzare nel restauro dei materiali archeologici consistono nell’utilizzare collanti che resistano a temperature elevate. Quindi, niente colla comune ma solo collanti a base di primal”.

Ringraziamo il Prof. Bonacossi per la disponibilità e speriamo di poter dare ai nostri lettori altre novità del Progetto archeologico regionale Terra di Ninive, che l’Università di Udine seguirà grazie a una licenza di scavo decennale affidatagli dal governo centrale di Bagdad e quello dalla regione autonoma del Kurdistan. In futuro l’UNESCO vorrebbe realizzarvi un grande parco archeologico-ambientale.