Trovata la leggendaria “Città Bianca” nelle foreste dell’Honduras?

Posted by on 23 Marzo 2015

 

La Jaguar Stone della "Ciudad Blanca"

L’ annuncio è di National Geographic del 2 marzo (vedi link), ma in tutta onestà ammettiamo di aver trovato la news solo il 4 marzo su Nola.com (vedi link).
Comunque sia, l’annuncio sembra molto interessante: National Geographic ha annunciato il ritrovamento delle rovine di una città perduta nella foresta dell’Honduras (regione di Mosquitia), che – avvistata un paio di anni fa con un sopralluogo aereo – potrebbe essere la leggendaria “Città Bianca” o “città del dio scimmia” : gli archeologi della missione hanno riportato alla luce molti artefatti di pietra, una piramide interrata e le tracce di molteplici “piazze” (cerimoniali). Ciò che renderebbe questa scoperta sensazionale (tanto che qualcuno l’ha descritta come la più grande del secolo!) è che saremmo in presenza di una città appartenente ad una sconosciuta (!) cultura pre-Maya!
La città è inserita nella biosfera protetta di Rio Platano, seppur è inserita nella “danger list” dell’ONU dal 2011 a causa dell’abbattimento di alberi da parte dei “Bovari” dei fast food americani.
Nella zona- remotissima (!) – passò anche Cortes che disse che qui stavano le più grandi città americane, anche più estese di quelle atzeche del Messico.
Culturalmente parlando la zona era a metà tra i regni olmeco-atzechi e Inca (più a sud ovviamente ma non molto lontano, in Ecuador).
Tra i ritrovamenti più interessanti la “testa di giaguaro” (vedi foto) che era animale totemico in molte culture del nord del Peru e dell’Amazzonia, in quanto essere felino supremo della foresta.
In questo blog di TED (come da link di Nola.com) si apprezzano le scoperte annunciate da uno dei componenti della spedizione, Isidore Newman, co-fondatore della Amazon Conservation Team. Con lui erano l’etnobotanico Mark Plotkin e un non-nominato nativo di New Orleans.
Ma, e qui si complica il tutto, un altro sito – doubtfulnews (link) – il cui nome è tutto un programma, ma stavolta ci pare interessante, solleva delle polemiche: la “scoperta” non sarebbe tale, la città era nota, il suo scopritore è stato estromesso..
Non crediamo che questa versione cambi la sostanza (la città esiste eccome!), ma aiuta a comprendere come oggi la comunicazione e la divulgazione delle scoperte sia da tenere d’occhio: le strategie non sono più solo accademiche, ma anche mediatiche e marketing-oriented.. In ogni caso, godiamoci questa scoperta e vediamo se ne esce qualcosa di nuovo e interessante.. Gli scopritori (gli ultimi, insomma, quelli che ci hanno messo piede) non hanno rivelato l’esatta posizione delle rovine per non consentire ad altri di arrivarvi. Conservare è –oggi più che mai – un must!