Intervista di Arkeomount al Professor Eric H. Cline, autore di “1177 a.C.”

Posted by on 7 Dicembre 2014

Il professor Eric H. Cline

Abbiamo scritto al Professor Eric H. Cline, Direttore e Professore di Antichità Classiche e Antropologia GWU – Capitol Archaeological Institute (Columbian College of Arts & Science) nonce autore di “1177 a. C.” appena pubblicato in Italia. E’ stato molto disponibile rispondendo subito alla nostra richiesta via mail e possiamo così pubblicare le risposte che ha fornito per questa intervista ad Arkeomount.

Arkeomount (A):   Gentile Professor Eric. H. Cline, lei ha appena pubblicato  il testo “1177 a.C.” tradotto in Italiano grazie all’editore Bollati Boringhieri. Il titolo identifica una data precisa: cosa accadde in quel momento e perché ha deciso di focalizzare la sua attenzione sul quell’anno particolare?
Eric H. Cline (EHC): Quell’anno, il 1177 a.C., è l’ottavo anno dell’impero egiziano del Faraone Ramsete III. E’ anche l’anno in cui – per la seconda volta- I Popoli del Mare attaccarono l’Egitto; la prima volta fu trent’anni prima, nel 1207 a.C. Persero in entrambe le occasioni, e, dopo il 1177 a.C., non tornarono più indietro. Sebbene il collasso dell’ Era del Bronzo Finale durò circa un secolo, ho scelto il 1177 a.C. in quanto é la data che meglio rappresenta questo collasso, esattamente come siamo soliti usare il 476 d.C. per rappresentare la caduta definitive dell’Impero Romano.

A: Qualcosa cambiò in quegli anni. Molti imperi iniziarono a crollare. Lei ha condotto numerosi scavi nel Mediterraneano (Israele, Cipro, Egitto, Grecia…) e ha esaminato un sacco di reperti. In base ai suoi studi cosa stava accadendo esattamente nel XII secolo prima di Cristo?
EHC: Il XII secolo prima di Cristo rappresenta la fine di un’Era – la fine di secoli di interconnessione e globalizzazione che avevano unito i grandi imperi dell’Egeo, dell’Egitto e del Mediterraneo Orientale. Improvvisamente, proprio prima e dopo il 1200 a.C., queste regioni hanno vissuto un incredibile e ampia varietà di eventi sfortunati, da terremoti a siccità, da carestie ad invasioni e forse persino rivolte interne e locali.

A: Alcuni autori, come Claudio De Palma (che ha insegnato e svolto le sue ricerche presso le università americane di Northern Colorado University e Stanford University), pensano che questi cambiamenti abbiano spinto delle genti del Mediterraneo da Est ad Ovest (De Palma accenna all’impero di Arzawa), dando così vita ad importanti culture quali quella Etrusca e Sarda (gli “Shardana”). Lei concorda con questa visione?
EHC: Questa è sempre stata e continuerà ad essere una questione di grande dibattito. Personalemente pesno che sia più possibile che questi cambiamenti abbiano spinto genti del Mediterraneo da Ovest verso Est, ovvero dalla Sardegna, dalla Sicilia e dall’Italia verso la Grecia e l’Est del Mediterraneo, ma ci sono alcuni che non concordano, come Claudio De Palmas. E’ anche possibile che qualcuno andò in una direzione mentre altri andavano nell’altra in momenti diversi nello stesso periodo. Non possiamo tuttavia decidere in maniera definitiva quale di queste ipotesi sia più corretta.

A: Una domanda a bruciapelo: chi erano i Popoli del mare? Da dove arrivavano?
EHC: E’ una domanda da 100.000 dollari! Come scrivo nel mip libro, non abbiamo in realtà molte informazioni su di loro. Tutto quello che abbiamo sono iscrizioni egiziane che ne menzionano i nomi, includendo i Peleset – che probabilmente erano i palestinesi , i Denyen, i Weshesh, gli Shardana, i Shekelesh, e così via. Ci sono un totale di nove gruppi simili nominati dagli Egiziani, ma onestamente non sappiamo assolutamente da dove venissero o dove finirono, a parte il fatto che attaccarono l’Egitto e ne vennero sconfitti.

A: Dal suo punto di vista, come fu il passaggio dall’Era del Bronzo a quella del ferro? Se consideriamo la differenza tra i due metalli dobbiamo riconoscere che il Ferro è più difficilmente lavorabile rispetto al brozno, fonde a temperature più alte e la sua durevolezza non è comparabile ai livelli del bronzo ben lavorato, senza considerare il fatto che la sua durata p nettamente inferiore. Questo passaggio da un materiale all’altro fu consapevole o fu in un qualche modo “spinto” a causa di qualche “variabile non controllabile”?
EHC: Penso che sia più probabile che il passaggio al ferro fu una necessità dovuta al fatto che l’accesso sia al rame come allo stagno diminuì verso la fine dell’Eta del Bronzo Finale. Sappiamo che il ferro era già usato nella Fase Finale del Bronzo, ma è la frequenza di utulizzo che cambia. A me pare che non si affronti un tale cambiamento a meno che non sia assolutamente necessario.

A: Parliamo infine degli approcci all’archeologia. Il suo lavoro  uno dei pochi che cerca di mostrare una “big picture” di cosa fosse il mondo in una certa epoca, considerando molti parametri. Siamo a favore di un tale approccio che guardi alla complessità della storia, introducendo appunto ogni variabile. Questo approccio necessità però di una mente aperta, pronta a riunire saperi da diversi lavori, aperta all’interdiscplinarietà. Parlando negli anni con ricercatori Europei e Americani ci sembra che la “via Americana” sia maggiormente disponibile a presentare dati provenienti da diversi campi ed esperienze. L’archeologia e l’antropologia sono spesso parte di uno stesso dipartimento negli USA mentre l’Europa pare ancora legata ad una visione classica che mantiene una distanza di fondo tra i dati quantitativi e quelli qualitativi. Concorda? Lei pensa che questo scenario che abbiamo descritto sia ancora valido?
EHC: Non sono sicuro che questa sia la “via Americana” o semplicemente il modo in cui alcuni studiosi decidono di guardare il mondo. Conosco ricercatori, in Europa e altrove, che guardano sempre alla “big picture,” ma questo è semplicemente un approccio che mi interessa di più. Con alcuni colleghi pubblico lavori scolastici, come quelli inerenti gli scavi a Tel Kabri- dove nel 2013 abbiamo trovato la più antica e grande cantina per vino del Vicono Oriente (e scaveremo ancora ciò che resta la prossima estate), ma quando lavoro per conto mio, mi piace l’approccio del “big picture”, specialmente parlando in termini di inserire ogni dato in un contesto.

A: Grazie mille!
EHC: E’ stato un piacere, grazie mille a VOI!