Nuovo accampamento mesolitico in altura scoperto in Trentino, sul Monte Tremalzo

Posted by on 27 Agosto 2012

Immagine pubblicata da antikitera.net

Adnkronos ha dato notizia della scoperta ad opera di ricercatori del Museo delle Scienze di Trento di un accampamento mesolitico su monte Tremalzo, in località Pozza Lavino, a 1.770 metri di quota, in Val di Ledro. E’ una delle testimonianze umane più antiche del Trentino sud-occidentale e consente di aprire nuovi fronti di ricerca per il primo popolamento della regione e sul rapporto fra uomo e montagna nei periodi più antichi della nostra storia. L’accampamento Mesolitico e’ databile a circa 10 mila anni fa e fungeva probabilmente da campo stagionale di caccia. Grazie all’individuazione di reperti ceramici sarà possibile riconoscere una successiva fase di occupazione nel Neolitico.
Riportiamo alcuni approfondimenti apparsi sull’ultima newsletter di Antikitera.net
Nel corso del 2011 il Museo delle Palafitte di Ledro, sezione territoriale del Museo delle Scienze di Trento, ha svolto una serie di ricognizioni archeologiche nella Valle di Ledro, sotto la direzione di Gianpaolo Dalmeri, nell’ambito del progetto di ricerca “Indagine su tracce di territorio”. Il progetto, finanziato dalla Fondazione Caritro e supportato anche da Sartori Ambiente srl, ha portato all’individuazione di 15 nuovi siti archeologici di diverse epoche preistoriche. Uno di questi, Pozza Lavino (Monte Tremalzo a 1800 metri di quota) è stato oggetto quest’anno di una più approfondita indagine, che si è concretizzata in una campagna di scavi durata dal 30 luglio al 10 agosto scorso.
Lo studio dell’area e dei materiali ha confermato le ipotesi preventive effettuate dopo il rinvenimento dei primi reperti litici che indicavano una presenza mesolitica; con maggiore precisione si inquadra la prima frequentazione del sito al Mesolitico Antico (10 mila anni da oggi). Tale presenza è interpretabile, analogamente ai numerosi siti mesolitici di alta quota del Trentino orientale, come un campo stagionale di caccia. L’individuazione di reperti ceramici permette di riconoscere una successiva fase di occupazione del luogo, riferibile al Neolitico. La scoperta risulta quanto mai interessante per due principali motivazioni: la fase mesolitica testimonia una delle più antiche presenze di gruppi di cacciatori-raccoglitori nel Trentino sud-occidentale ed apre nuovi fronti di ricerca sulle vie di accesso alla regione; la frequentazione neolitica si prospetta interessante per la scarsità di evidenze archeologiche attribuibili a questa cronologia, a quote superiori ai 1000 metri. Viene di fatto retrodatata in maniera oggettiva la presenza dell’uomo in Valle di Ledro di circa 6000 anni; il tutto costituisce un nuovo tassello per la comprensione del rapporto tra uomo ed alte quote nelle epoche più antiche della nostra storia. Il contesto merita sicuramente ricerche ancora più approfondite, che verranno condotte la prossima estate, mirate a comprendere con maggior precisione l’estensione e la portata del deposito archeologico per definire meglio le attività che venivano svolte dall’uomo preistorico in entrambe le epoche. Il Museo delle Scienze, nei prossimi anni, intende investire nella ricerca e nella rete museale Ledro. “In passato per oltre due decenni la preistoria alpina, e di conseguenza quella trentina, si è fissata su un ciclo di ricerche e su modelli insediativi fissi, sono quindi davvero interessanti le ricerche che state conducendo e le novità scoperte” afferma il direttore Lanzinger.