La tecnologia per le ricerche archeologiche in alta quota

Posted by on 27 Febbraio 2012

 

3D del vulcano Ampato (fonte: colorado.edu)

Il progetto ANDE 2011 ci ha dato diversi spunti e indicazioni su come le nuove tecnologie possano essere utili ad affrontare ricerche archeologiche in zone estreme, quali sono le alte montagne della cordillera andina.

Ci ha aiutato l’incontro avuto nel 2010 a Creta con il prof. Apostolos Sarris, Direttore del Laboratorio di Ricostruzione archeo-ambientale presso l’Istituto di Studi Mediterranei di Rethymno, che ci ha introdotto agli strumenti di indagine geofisica utili per l’archeologia. Un breve report di questo  incontro è stato pubblicato da ArcheologiaViva  lo scorso dicembre (vedi la sezione I Nostri Articoli).

La georeferenziazione e la modellazione tridimensionale dello spazio geografico può effettivamente supportare l’avanzamento delle ricerche sui picchi andini, permettendo di massimizzare gli sforzi e di rendere efficaci le dispendiose spedizioni in sito (in termini energetici ed economici).

A questo scopo lo strumento più importante è il GIS (Geographic Information System, Sistema Informativo Geografico) utilizzato per ricostruire e analizzare tutti i dati geografici noti, come quelli derivati dal Posizionamento Globale (GPS). Grazie al GIS è possibile individuare rovine archeologiche in quota, anche grazie ad un applicazione chiamata MAPIS (Modeling Archeological Potential of Ice and Snow) che può testare i quanto tempo un ghiacciaio possa ritirarsi, lasciando scoperte eventuali rovine (è un modello predittivo dei campi ghiacciati).
Il GIS consente anche l’analisi spaziale e, grazie ad un applicazione aerea (3DEM), si può ottenere una vista panoramica di ogni sito da qualsiasi elevazione e in qualsiasi condizione meteo per verificare se sia interessante in termini di archeoastronomia. Ad esempio è possibile determinare se un picco sia visibile o meno da un certo punto e se, quindi, possa essere statio usato come “mirino” geografico per controllare il passaggio degli astri. Questo lo avrebbe senz’altro reso sacro e quindi papabile ad ospitare una qualche zona di culto incaica.
Ovviamente il GIS consente anche di testare se la zona interessata sia o meno nelle vicinanze di strade antiche (scoperte o ipotizzate), canali d’acuqa o altri punti che ne possano indicare l’importanza. Al fine di creare un database GIS bisogna digitalizzare dati da mappe antiche come da elenchi georeferenziati e un software usato per avere una presentazione definitiva dei dati è spesso ArcGIS.
In Argentina il CIADAM (Centro de Investigaciones de Archeologia de Alta Montana), fornisce i siti di alta montagna Sudamericani con tecnologia GIS.
Purtroppo non tutte le aree della cordillera sono coperte, in quanto in zone di ghiaccio perenne e senza una visita in sito con un apparecchiatura adatta è impossibile avere dati validi.