Sillustani e il lago Titicaca: scoperte e restauri dal cuore delle Ande.

Posted by on 27 Novembre 2011

Siamo giunti nella città di Puno (Perù), posta a 3810 metri s.l.m. sulla costa settentrionale del lago Titicaca, il cui nome nella lingua quechua significa “roccia del puma”, a testimoniare i molti puma grigi che da sempre ne abitano le sponde).  Il lago navigabile più alto del mondo è parte dell’omonimo altipiano e disegna una goccia di azzurro nel bel mezzo delle Ande. Un lago mitico in quanto alcune delle diverse leggende legate alla formazione dell’impero Inca, vogliono che questo luogo ne fosse l’origine.
Oggi il lago ha una superficie di ben 60.000 km quadrati e da sempre è uno stabilizzatore climatico per le genti che lo vivono. Non nevica nemmeno in inverno e la stagione umida rende i terreni ai bordi del Titicaca notevolmente fertili.
Se la costa nord del lago (lato peruviano) è indissolubilmente legata agli Incas, quella meridionale (boliviana) custodisce uno dei centri cerimoniali più importanti di tutta la storia delle Cordigliera, Tiwanacu, la cui civiltà precedette quella Incaica di circa 500 anni. Prima di visitare Tiawanacu e sondarne la storia, preferiamo comprendere al meglio la cultura della regione di Puno. Con questo obiettivo ci siamo rivolti al Ministero di Cultura della città, il cui direttore, il Dott. Gary Mariscal Herrera, è stato così disponibile da permetterci di visitare i siti cardine di questa regione.
La prima visita di Arkeomount è testimoniata dal video che accompagna questo post. Ci troviamo presso il sito archeologico di Sillustani (distretto di Atuncolla, a circa 35 km da Puno), in compagnia dell’arch. Eduardo Arizaca Medina, responsabile del progetto di restauro delle costruzioni funerarie che vi si trovano (“chullpas”). Il progetto è finanziato dal “Plan Copesco Nacional” peruviano e coordinato dal Ministero di Cultura di Puno, nonché dalla Municipalidad di Puno. Il progetto prevede il restauro di 10 chullpas, la costruzione e la messa in sicurezza dell’accesso al sito, l’installazione di un’adeguata segnaletica e – molto importante – l’installazione di sei parafulmini (principali distruttori di queste opere architettoniche!).
Le “chullpas” sono monumenti funerari che vedono la loro origine con le culture Sillustani e Colla (1.000 – 1.450 d.C.), le quali resistettero molto agli Incas prima di venire annesse all’impero. Le chullpas più antiche, una per ogni unità familiare, indipendentemente dallo status sociale, custodivanoi corpi in posizione fetale insieme a ceramiche e resti animali. Gli Incas mantennero la tradizione, ma costruirono chullpas più poderose e destinate solo a personaggi di alto rango. Fortunatamente gli Incas rispettarono le precedenti inumazioni e così oggi, anche grazie a questo progetto, sono possibili ritrovamenti eccezionali come quelli di cui siamo stati testimoni.
Proprio “in diretta” mentre eravamo sul sito della chullpa “lagarto” (che significa lucertola, come l’altorilievo disegnato sulla chullpa stessa, la più rappresentativa del sito), gli archeologi hanno ritrovato un nuovo corpo di bambino e, accanto a lui, un fantastico piatto cerimoniale probabilmente Colla. Il team del prof Arizaca è protagonista di notevoli scoperte dal mese di settembre 2011: non solo sono stati ritrovati diversi corpi di bambini con cranio modificato (come era usanza), ma persino resti ossei di cani inumati con i bambini stessi, come per accompagnarli nell’aldilà. Questa ci pare una conferma di una tradizione orale contemporanea, che indica come qualsiasi essere umano che abbia avuto cura di un cane durante la sua vita possa contare sullo stesso cane per attraversare il fiume che separa il mondo dei vivi da quello dei morti. In altre parole, il cane è l’amico dell’uomo per l’accesso al Mondo Superiore.
Ma questa scoperta non è l’unica. Come ci è stato mostrato, sempre in una chullpa di Sillustani e grazie all’attuale progetto di ricerca, è stata ritrovata una pietra poligonale con 12 angoli, che fa concorrenza alla famosa pietra a 12 angoli di Cusco.
Un sito meraviglioso anche paesaggisticamente: Sillustani domina dall’alto il lago Umayo, limpido come il cielo e custode dell’isola delle vigogne, il camelide più a rischio d’estinzione sulle Ande e qui protetto da legge statale. Sillustani conta ad oggi 103 chullpas, ma molte altre – come ci hanno confermato gli studiosi – sono in attesa di registrazione ufficiale.

 

Sillustani_chullpas

Il momento del ritrovamento

Il piatto in ceramica appena estratto

Il lago Umayo

La pietra dai 12 angoli di Sillustani