Scoperta tra le dune egiziane da un turista, un’incisione neolitica svela gli spostamenti nel Nord Africa

Posted by on 23 Maggio 2014

Una barca incisa nell'Oasi di Farafra

Era il 2010 quando un turista di passaggio dalla località egiziana di Wadi el Obeiyid, a nord dell’oasi di Farafra Oasis, ha visto delle incisioni ancora non riportate da organi ufficiali: una giraffa, un bovide, due barche e i contorni di una mano umana. Diligentemente ha segnalato le incisioni su roccia alle autorità, ma i disordini egiziani hanno tenuto lontano a lungo i ricercatori dalla zona. Il mese scorso l’archeologo Giulio Lucarini della prestigiosa Cambridge University ha potuto esaminare la roccia e ritiene le incisioni fondamentali per confermare quanto la zona ovest del nord-Africa sia stata importante in tempi neolitici (circa il 6-7.000 BP). Quella fu la zona in cui si formò la base del nascente impero faraonico. Il nord-ovest dell’Africa era infatti una zona lussureggiante e ricca di risorse.
Lucarini, che studia il momento storico in cui la domesticazione di piante ed animali arrivò dal Levante in Egitto, ha dichiarato che “Questo sito è importante in quanto rappresentazioni di barche nel deserto occidentale egiziano sono rare a confronto con le numerose ritrovate nella sua zona orientale, tra la valle del Nilo e il Mar Rosso. Qui a Farafra potrebbero essere state incise da persone che si muovevano per lunghe distanze, provenienti proprio dal Nilo o dal mar rosso. Infatti, qui non abbiamo ancora trovato resti di giraffe così, al pari di quelle di barche, queste incisioni possono rappresentare non un elemento locale, bensì essere testimonianza di qualcosa visto altrove e considerato esotico”.
I siti di arte rupestre di Farafra sono distanti 600 km dal Mar Rosso, 300 km dal Nilo e circa 400 km dal Mediterraneo. Il team di Lucarini scava qui dal 1987 grazie al permesso del Ministero delle Antichità egiziane per ricercare in circa 10mila metri quadrati di deserto: “usiamo molto le immagini satellitari – continua Lucarini – che ci consentono di identificare le risorse di acqua del passato e, di conseguenza, possibili insediamenti umani. Dopo questa fase passiamo a un classico survey a piedi cercando tracce di bacini lacustri dell’antico passaggio stagionale, dove potevano vivere gli antichi abitanti”.

L’articolo e le dichiarazioni di Lucarini sono prese dal pezzo pubblicato sul sito di Cambridge a questo link.